Afghanistan. Una donna di Kabul, la coraggiosa e saggia Manà, racconta la storia di suo figlio, facendosi sia narratrice che protagonista di questo "viaggio" assieme agli altri due attori che interpretano il giovane Farhad, l'amico Seyar, e gli altri personaggi che prendono vita dai ricordi evocati: dall'Afghanistan all'Italia, dalla famiglia e gli amici di infanzia ai nuovi incontri che cambieranno per sempre la vita di questo giovane ragazzo afghano.
Il viaggio diventa così metafora, assieme al vento di Kabul, di questa ricerca della verità, di se stessi e di Dio. Farhad, figlio di un importante generale dell'esercito mujaheddin, nasce a Kabul nel 1986, in una terra meravigliosa ma devastata dalla guerra e dal fondamentalismo, tra le violenze e l'abuso del nome di Dio, usato per giustificare potere e morte. Tutto sotto lo sguardo indifferente delle potenze occidentali, complici silenziose di una finta guerra per la democrazia. Farhad cresce tra le armi e le esecuzioni che si fanno spettacolo, tra le ricchezze e i lussi di un mondo privilegiato al quale è dura sottrarsi. Una realtà che diventa "normale", "giusta". Il resto del mondo è sconosciuto, infedele, peccatore. Unica ancora di salvezza in questo scenario: una madre, donna dolce ma dotata di una forza straordinaria, convinta che anche in tutti i cuori più neri resti un piccolo puntino bianco, una speranza per cambiare, per ritrovare la strada. Arriverà poi l'incontro con il "diverso", che cambierà per sempre la vita di Farhad e il suo sguardo sul mondo... I personaggi vogliono essere portavoce di un'umanità universale, dove tutti possiamo essere i buoni, i cattivi, le vittime, i carnefici...Tutti possiamo essere i personaggi della storia. Tutti siamo Farhad . Tutti, se vogliamo, possiamo cambiare noi stessi e il mondo.
© Farhad Bitani 2020